Craig ha perso la vita Sabato scorso in un incidente in montagna. Aveva 49 anni.
Lui, americano, aveva sposato una nostra cara amica, ligure, compagna di studi universitari. Da allora Craig era entrato anche nella ns. cerchia di amici. Una persona generosa e altruista, sempre attenta alle esigenze degli altri.
Craig era ingegnere, ma aveva seguito da subito la difficile strada di chi vuole vivere della sua passione: era diventato un professionista della montagna. Di lui arrampicatore, guida, fotografo, inventore, scrittore, istruttore, ecc. si può leggere sul web. Io lo voglio ricordare per come l’ho conosciuto, nei momenti trascorsi arrampicando assieme e uniti con le ns. rispettive famiglie.
Positivo, solare, estremamente modesto, sempre curioso per ogni nuovo incontro. Curava ed insegnava- quasi fosse una sua personale missione- le tecniche di sicurezza e la prudenza nell’arrampicata come mai ho visto fare. Tuttavia era consapevole dei rischi legati alla sua attività e in particolare all’alta montagna, come mi disse una volta: it’s statistic. Cioè, facendo tanta attività, diventi statisticamente più esposto ai pericoli oggettivi, a quei pericoli non connessi con la bravura e l’esperienza, ma legati solamente all’Ambiente. E così è stato.
A me lasci una traccia da seguire: il tuo impegno e la tua spontaneità.
Un abbraccio a Silvia e alla piccola Giulia.
8 commenti:
questi americani, sanno sempre come farsi ricordare: bella persona.....
Jean Christophe Lafaille (alpinista) diceva:
"Quando si ama la montagna, si accetta che sia lei la padrona delle regole".
E' dura come regola, ma chi ama veramente la montagna lo sa e ne accetta le conseguenze!
Da parte mia va un pensiero alla famiglia e ai suoi amici!
non so che dire, forse vale la pena rischiare la vita per una passione, però quando lasci qualcuno a piangerti forse non è così giusto, anzi direi un pò egoistico.
non so...certo mi dispiace molto, che sfiga
E' giusto ed amaro nello stesso tempo.
* R.I.P.
ma Craig Luebben non è "l'inventore" dei big-bro?
@dani, Grazie di cuore.
Lafaille è morto anche lui e non nel suo letto. Il dilemma di se e quanto sia giusto rischiare è incredibilmente soggettivo.
@stoppre. Per me, hai fatto centro. Ogni alpinista è sicuramente anche in un modo egoista. Il fatto è quanto sia negativo essere egoisti e quanto non lo sia. Il tema si presta ad infinite riflessioni, che mi stanno girando in testa in questi giorni.
@Fatdaddy, amaro sicuramente, giusto non so. Sicuramente "è", cioè "è un fatto compiuto e reale".
@Ciccò.re, si aveva inventato i cosiddetti big-bro (ora commercializzati da nn so quale ditta americana), dei tubi estensibili di varie misure per proteggersi sulle fessure molto larghe. Era un vero fuoriclasse nel salire questo tipo di fessure.
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