giovedì 4 febbraio 2010

Sensazioni di gara e considerazioni


Premessa.
Il percorso: i 70 Km si possono così suddividere:
1-     Dalla Partenza al Km 3: breve tratto nervoso, con salite e curve brusche in mezzo alle case di Moena.
2-     dal Km 3 e fino al Km 18 (Canazei): tutta lieve ma costante salita.
3-     Da Canazei (passaggio ponte) fino a Lago di Tesero (Km 55): lunghissimo tratto in falsopiano a favore, intramezzato da qualche rampa.
4-     Da Lago a  Molina (Km 65): è un tratto che definirei “ipnotico”, essendo che il percorso ha pochi riferimenti e che la stanchezza si sta impossessando di te.
5-     Da Molina (passaggio ponte) a Cascata (Km 67): leggera ma costante salita.
6-     Da Cascata all’arrivo (Cavalese): ultimi 3 km di vera salita a tornanti fino al traguardo. Tratto famoso, in cui i top si giocano il podio.

La tattica: Cerco di non strafare nei primi 18Km di salita, per poi dare gas, sperando di avere sci scorrevoli, fino a Cascata. Qui è d’obbligo fermarsi a sciolinare e sperare di averne ancora per la salita finale. Non mi porto liquidi, ma bevo un sorso a tutti i rifornimenti. Ogni 30’ minuti un sorso di enervitene, che invece porto con me assieme a qualche pastiglia di sali. Ho in testa i parziali della gara dell’anno scorso, che tutto sommato era stata per me una bella prova (1022° in 4h22’).

Moena, buio al mattino, aria a -7 e neve a -9 (1 cm di neve fresca nella notte). Provo gli gli sci ancora una volta dopo aver applicato 3 mani leggere di VR30 a sughero. Mi sembra che vadano. Saluto gli amici ed entro nel mio cancello, 1 ora prima della partenza prevista per le 8.40. Alba grigia.

Sotto al rumore dell’elicottero che ci sorvola per le riprese, si apre il cancello. VIA! La partenza in real time,
col chip sotto al pettorale, evita l’impeto di una volta che ti portava a percorrere il primo Km a freddo e oltre soglia, nella speranza di non rimanere bloccato nell’imbuto della prima rampa. Comunque la prima rampa, a neanche 1 Km, riserva una sorpresa: un concorrente, caduto, non si rialza. Un malore? Sopraggiungo e lo vedo riverso con la schiena sulla neve, la faccia verso valle,  occhi e bocca spalancati, immobili, sembra irrigidito. Una immagine che mi accompagna per tutta la gara. Non serve fermarsi, è pieno di spettatori, già attivi a chiamare i soccorsi. La gara dunque prosegue.

Al km 5 prendo il primo lap: 24’, quasi 2 minuti in più dell’anno scorso. E qui si intuisco l’antifona, anche se è vero che i 2 cm di neve caduti negli ultimi 2 giorni, con il freddo, hanno rallentato la pista di gara. Non mi perdo d’animo e mi impegno a sciare al meglio. Concentrato, costante, spingendo ma non al mio limite arrivo al giro di boa a Campitello in 1h29’ cioè con 9 minuti di ritardo sull’anno scorso. A questo punto è chiaro che non è solo l’effetto neve, poiché sono diversi quelli del gruppo di merito dopo il mio che mi hanno raggiunto.

Passato il ponte e volti gli sci verso la parte bassa della valle, sfrutto qualche discesa per rifornirmi di carboidrati e sali, prima di mettere in pratica la “scivolata spinta” che ormai è il passo principale di questa gara. Qui chi ha buone braccia le deve mettere in azione. Io – a malincuore - realizzo di non avere sci particolarmente veloci, e in più le mie braccia quest'anno sono quelle che sono.  Perdo lentamente ma inesorabilmente posizioni.

La situazione si mantiene inalterata fino a Molina. Da qui riattacco con l’alternato e il passo spinta, essendo che la sciolina mi tiene ancora bene e posso allungare il passo nella leggera salita. Qui –dove l’anno scorso mi ero spento- tengo invece bene e recupero anche diverse posizioni.
Alla base della cascata ho la fortuna di prendere all’ultimo rifornimento un bel bicchiere di caffè iperzuccherato che ha l’effetto di una sberla. Da lì a poco, mi fermo e sciolino con uno stick 0+2 che mi ero portato dietro, potendo così saltare la breve coda all’assistenza sciolinatura. Mi lancio su per la salita senza grosse difficoltà e con buone energie superando una trentina di concorrenti, per infilarmi tra le case di Cavalese e concludere in 4h55’, circa 1600°.

In estrema sintesi, la mia una gara per vari motivi sottotono, ma pur sempre bellissima. Direi un genere tutto a parte, nel panorama delle granfondo.

Per chi vuol raccontare le sue impressioni di gara, può ciccare sui commenti qui sotto.

7 commenti:

stoppre ha detto...

ma da sotto la neve uscivano anche degli assaltatori e tu dovevi beccarli con le bacchette ??

complimenti, questo sport mi attrae molto, quest'anno non ero ancora pronto mentalmente,l'anno prossimo magari inizio !!

Andrea ha detto...

Wow! Per un profano come me è un qualcosa di incredibile...

Alessandro ha detto...

Certamente la fredda giornata di domenica non ha favorito performance da super atleta..credo che in queste prove massacranti lo scopo principale sia quello di terminare la gara ancora con qualche energia inside. Tempi e posizioni sono poi orpelli che abbelliscono.
Cmq bravo...mai zeder ;-)

Diego ha detto...

Complimenti !.....4h e 55 min. di fatica, non è da tutti !!!

Furio ha detto...

Bellissima solo da leggere, figuriamoci farla; ti sei divertito anche quest'anno ed è quello che + conta, bravo!

Hal78 ha detto...

Ciao!
Quest'anno ho preso due legni da classico e sarà la mia prima Marcialonga. Non vedo l'ora!
Bel racconto. Tu ci sei quest'anno?
Come ti stai allenando?

Enrico ha detto...

@Hal78, bravo e ..beato te! Io sono arrivato tardi con l'iscrizione ho trovato il tutto esaurito! Come consolazione mi sono iscritto all'istante alla Sgambeda (classica VEN + libera DOM).
Mi alleno poco, colpa del trasloco che ho fatto da poco e che mi ha fatto perdere tutti i piccoli equilibri che mi consentivano di concentrarmi sull'obiettivo.
Di questi tempi, di solito facevo palestra (ott+nov+dic) + uscite di skiroll/bici e poca corsa. Quest'anno -per ora- solo un po' di corsa.. Spero di esserci anche in Engadina. Ti linko, ciao!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...