Sabato mattina. Dopo una bella dormita per riprendermi dalle fatiche lavorative e una ossigenante corsa lungo Po, metto a fuoco il programma per il weekend: il meteo al bello e i ragazzi che fanno il tifo per andare in gita mi fanno brillare in testa l'idea di una salita facile ma in alta quota. La scelta cade sulla Tresenta, peraltro già salita da me e Silvia almeno 10 o più anni fa, e dunque conosciuta.
Detto, fatto. Una telefonata al rif. Vittorio Emanuele ci conferma il tutto esaurito e dunque l'opzione è la tendina. Non mi rammarico. Più peso sulle spalle, ma più divertimento per tutti.
Sabato pomeriggio siamo dunque a Pont Valsavaranche, ove lasciamo la Multiplona e ci incamminiamo lungo il sentiero del Vittorio Emanuele. Se per i ragazzi sarà una prova di carattere, per me e Silvia è una ennesima prova di 'trasporto pesi esagerati'. In totale: N. 1 tenda, N. 4 stuoini, N. 4 sacchi a pelo, N. 4 imbraghi, N.4 picozze, N.4 paia di ramponi, N. 1 corda ...per non parlare di fornello, pentole, cibo, acqua, vestiti... Insomma, puro divertimento per le nostre povere spalle e ginocchia!
In 2h30' siamo al rifugio, nei pressi del quale a quota 2.732 m. montiamo il campo. Il tempo è buono ma l'aria è ben fresca. Si cena con risotto allo zafferano, insalatissima, toma piemuntesa e dolcetti vari. Poi, in quattro nella vecchia Svalbard2 si sta come sardine. Tuttavia la tecnica 'testa-piedi-testa-piedi' si conferma vincente e si dorme alla grande, con sogni assicurati per tutti (io sogno di litigare con un vigile che vorrebbe darmi una multa...!?!?!)
Domenica mattina, mentre le cordate escono dal rifugio alle 4.30 dirette al Gran Paradiso, noi ci alziamo comodamente alle 8.00. Colazione nell'aria frizzante, poi -alle 9- inizia la risalita della morena che ci porterà in 1h30 sul nevaio alla base della Tresenta. Fin qui tutto bene. Da qui in su, saranno solo sassi e vento, faticoso terreno reso ancor più stancante dalla quota. Emanuele dirà di "avere il cuore nel collo".
Poco sotto la vetta arriva la crisi psicologica, portata dal senso di non arrivare mai.. Verrà superata grazie alla promessa di una pizza serale, ok, ok, con i wurstel.. OK, OK, ci sarà anche gelato per tutti! E arrivò la croce di vetta...
[Partiti per la ventura... inizio del sentiero] |
[qui dentro non c'è vento!] |
[tre vette, da sx a dx: Gran Paradiso, Punta Marco, Il Roc] |
[Carola e Silvia sul pendio finale prima della vetta] |
[Arrivo in vetta di Emanuele] |
[4 in vetta!] |
[in discesa: alle spalle la nostra Tresenta] |
PS. Quello che ha dimostrato questa gita, è che i bambini hanno ...energie da vendere! Io ero preoccupato di vederli crollare di stanchezza durante la discesa sul largo sentiero sotto al rifugio, cioè dopo 8-9 ore di azione. Invece... facevano a gara tra loro per chi scendeva più in fretta!!!!!!!!!!
4 commenti:
Grandi!
ma la cima l'avete fatta scarichi lasciando tutto il "bagaglio grosso" al rifugio?
... pensar di ramponare lo scarponcino n°38 di mia figlia piccola mi lascia perplesso
Capperi! Carola ed Emanule, chapeau. Pizza e gelato guadagnati con gli interessi
@Ciccò, grazie! si, il secondo giorno eravamo leggeri. Ema ha il 33, Carola il 37. Ho usato dei ramponi coi lacci chiusi al massimo più cordino che tentava di evitare la fuoriuscita del rampone.. NON funzionava! Ma x fortuna il tratto iniziale su ghiacciaio (praticamente era un nevaio) era brevissimo, quindi è stata più una esercitazione che una vera progressione. Ci siamo tenuti molto a destra, evitando i nevai e procedendo su pietraia. Comunque, dopo questa prova, niente più gite coi ramponi almeno fin che hanno il 38! Il 38 dovrebbe essere ben ramponabile.
Caio, grazie. In casa nostra la pizza in pizzeria è premio a grandi cimenti..;-)
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